è da parecchio tempo che non scrivo su questo blog. Forse perchè (un pochino) mi sono rotta le palle di "lottare contro i mulini a vento". O forse anche perchè sono stata parecchio impegnata con la scrittura (la mia prima raccolta di racconti inediti e, ora, il mio primo racconto giallo) e quindi, per fortuna, ho pensato poco a me stessa e al mio fisichino da rottamare.
Quello che voglio condividere oggi è il BEL TRAGUARDO di Roberto Moretti, una persona diventata disabile a causa di un incidente che è riuscita, grazie a Genny - una carrozzina speciale - e al supporto della sua famiglia (Patrizia e il figlio) a realizzare il suo sogno di fare il Cammino di Compostela (350 km!).
Bravo Roberto!
(di seguito l'articolo CLICK!!! , scritto da Matteo Fontana e pubblicato su laprovinciadivarese.it)
L’arrivo a Santiago di Roberto insieme alla sua famiglia
Sulla via di Santiago: il sogno di Roberto
è più forte di tutto
Costretto sulla carrozzina dopo un grave
incidente, il cardanese è riuscito a portare a termine il viaggio.
Grazie alla sua determinazione e al veicolo Jenny
E’ una storia davvero commovente quella di Roberto Moretti, 62 anni, originario di Cardano al Campo, da dodici anni in sedia a rotelle a causa di un incidente, che però non ha mai perso la voglia di viaggiare. Tra maggio e giugno di quest’anno, Roberto ha percorso ben 350 chilometri lungo il Cammino di Santiago a bordo della sua Genny, un rivoluzionario dispositivo altamente tecnologico per la mobilità alternativa. «Era un desiderio di mia moglie Patrizia - racconta Roberto - intraprendere un cammino con lo spirito del pellegrino e io volevo esserci e vivere il cammino al suo fianco».
350 chilometri di spiritualità
Roberto e Patrizia hanno sempre viaggiato molto; la mobilità ridotta
di lui non ha mai ostacolato la passione della coppia. L’idea di
intraprendere addirittura un Cammino come quello di Santiago, che
richiede forte spiritualità, disponibilità d’animo, di ascolto e
prestanza fisica, nessuno dei due l’aveva mai avuto. «Con una carrozzina
normale - sottolinea il signor Moretti - è molto complicato viaggiare;
ci sono mete e modalità di spostamento che sono praticamente
impossibili. Utilizzavo la mia carrozzina e mi rifiutavo stupidamente di
pensare ad un mezzo elettrico per i miei spostamenti».Il rischio utilizzando una carrozzina tradizionale, è quello di logorare le braccia. «Ora ho capito che le mie braccia sono fondamentali per conservare la mia autonomia e lo sforzo che faccio per spostarmi in carrozzina usura velocemente le articolazioni, compromettendo ogni mio movimento, anche in futuro» spiega Roberto. Questa la motivazione che ha spinto l’uomo a provare Genny, riuscendo così a coronare il suo sogno di compiere ben 350 chilometri del Cammino di Santiago, lungo il percorso delle frecce gialle, quello dei viandanti “normali”, attraverso distese di campi, mulattiere, guadi, lunghe salite e ripide discese. «Grazie a Genny - prosegue il signor Moretti - ho conquistato quel controllo della mia mobilità che mi ha convinto ad intraprendere il Cammino di Santiago; sapevo di avere un’autonomia di 25 chilometri in piano, distanza che si riduceva se sul percorso trovavo salite particolarmente impegnative». L’uomo ha sempre viaggiato al fianco della moglie e del figlio; solo in due casi si sono separati, in presenza di gradinate.
Quando il progresso aiuta
Ma come funziona Genny, nata da un’intuizione di Paolo Badano,
imprenditore di Savona che da vent’anni si trova a convivere con la sua
sedia a rotelle a causa di un banale incidente stradale. Genny è un
dispositivo che trasforma l’utilizzatore in leva di comando, assicurando
massima libertà di movimento, grazie a un sistema di stabilizzazione,
basato su una rete di sensori elettrici. A differenza dell’uso della
tradizionale sedia a rotelle, le braccia e le mani sono libere e Genny
reagisce e si muove al movimento del busto, seguendo lo stesso principio
auto bilanciante del Segway. «La felicità è stata più forte della
fatica - conclude Roberto - gustare le sensazioni che si provano
camminando mi sembrava ormai impossibile; sto già pensando al prossimo
cammino da intraprendere, magari lungo la via Francigena».Aurevoir!
Et... à la prochaine